Splende lei, in alto, immune dal buio.
Occhi di ghiaccio tra stelle di marmo,
più urlo e più s'alza lei, luna di odio.
"Sta sotto, lontano" mi sibila e intanto
le mani dei morti mi cingono stretto,
dita ossute negli occhi,
bulbi esplosi, son cieco.
Grido "ho sete" e lei sputa piogge di veleno,
grido "ho freddo" e il suo rider diviene abrasivo,
grido "aiuto" e il silenzio scende all'improvviso,
grido, mi agito, e soffro quando splende il suo viso.
Splende lei, intanto, contempla il disastro.
Cresce a ogni metro che perdo cadendo,
viene a ogni gemito che m'esce dal petto.
Beve il mio pianto, dissangua il mio ego,
le mie labbra cianotiche cercano il seno
che lei tocca, avvicina, e ritrae giusto in tempo
per lasciarmi assetato a sparire nel nero.
Mentre splende lei, in alto, rubandomi il cielo.