I denti della notte
i morsi dell'angoscia
l'occhio della luna
che illumina l'insonne.
Il letto/feretro
il corpo madido
asimmetrico giace
tremulo e respira panico.
Inutile è la conta delle ore
il muro dei pensieri è troppo alto
infiniti zeri in cui incastrare mani
e mai arrivare a scavalcare quest'ostacolo
denso come asfalto
pesante come il corpo che abito
La stanza/cripta
il buio avido
fantasmatiche urla
ore che passano
Alzarsi ad evacuare
un piscio denso
e dentro il cesso
guardare il proprio multiplo
riflesso nello specchio.